Lettera del direttore - Pasqua 2025 - News - Oratorio Don Bosco


Lettera del direttore - Pasqua 2025

L'annuncio pasquale è affidato a queste mani: le mani di Pietro e di Giovanni che increduli corrono verso l'alba della Resurrezione. Mani forti e rudi, di chi affronta la dura realtà della vita senza fughe e illusioni; mani fragili eppur robuste, che incontrando quelle degli altri trasmettono la fede, costruiscono la comunità cristiana del Risorto.
Giovanni è il più giovane dei due; un viso pulito, giovanile, senza barba; uno sguardo penetrante, puntato in avanti, alla ricerca di qualcosa, arso dal desiderio di trovarla. Il suo vedere diventerà sempre più intenso fino a credere. In greco - Gv 20, 1 - 10 - sono usati tre verbi per indicare il "vedere": uno è "accorgersi", un secondo indica "curiosità e ricerca" di senso dell'oggetto visto, il terzo invece fa riferimento al "comprendere con l'intuizione propria dell'amore".
Giovanni è l'unico testimone oculare della totale umiliazione di Gesù, il Figlio di Dio. La maestà e la bellezza, il fascino e l'abilità oratoria che aveva imparato ad amare in Gesù, sotto la Croce sono annientate. Eppure Giovanni intuisce che i conti non tornano, che non è finita li. Stando sotto la croce con Maria, Giovanni scopre la natura di Dio e lo scriverà nelle sue lettere: Dio è amore.
Le labbra semichiuse, le mani giunte: le sue labbra sembrano trattenere delle parole.
A differenza di Pietro, incapace di contenere i suoi slanci generosi, Giovanni si esprime attraverso il silenzio della fedeltà e dell'amicizia affettuosa tipica di un adolescente, parla poco, preferisce guardare, vedere e trattenere. In ciò è simile a Maria che "serbava ogni cosa nel suo cuore" Pietro è leggermente più indietro di Giovanni. Si sta interrogando, ma i suoi occhi non guardano in un punto preciso: in lui è rimasto un vuoto da colmare. Aveva per Gesù un attaccamento appassionato, irruento ed intenso; perciò anche sofferto ma tendente ad esprimersi in modo possessivo e violento.
Ora sta vivendo in sé il dramma dell'umiliazione del rinnegamento, l'amarezza del peccato e il senso della propria meschinità. Il suo volto rivela inquietudine, angoscia, incredulità, sorpresa inaspettata.


Questo è il segreto di tutto il cristianesimo: Dio manda Suo Figlio nel mondo affinché ognuno di noi possa sperimentare un amore che lo salvi. Ma la manifestazione di questo amore è per ognuno diversa, unica, misteriosa, da scoprire. Qualunque sia la nostra situazione di partenza, si intreccia con le nostre vite grazie all'incarnazione e le trasforma dal di dentro purificandole in Vita.

Auguri da parte di tutta la comunità educativo pastorale dell'opera Salesiana di Rivoli